C’È UN POSTO IN ITALIA, DOVE SI PRENDE AI RICCHI PER DARE AI POVERI
Esiste un comune in provincia di Reggio Calabria che ha fatto prevalere l’interesse pubblico sulle logiche di mercato. Si chiama Polistena, conta 11 mila abitanti e si trova nel cuore della Piana di Gioia Tauro.
Mai sciolto per mafia, Polistena è simbolo delle lotte per la legalità e contro la ndrangheta. Oggi è retto da un’Amministrazione a cui non piace definirsi di sinistra. Meglio chiamarla “popolare” perché il suo Sindaco in carica, Michele Tripodi, da circa nove anni alla guida del comune, è comunista (per davvero) come sta scritto sul suo profilo twitter e come lo sono gran parte dei suoi componenti.
Questo comune del profondo Sud, dopo una lunga battaglia politica e giudiziaria, è riuscito ad avere la meglio su una delle multinazionali dell’energia, l’Enel. Enel distribuzione, società satellite del gruppo Enel spa, gestisce praticamente in regime di quasi monopolio, tutti gli impianti a rete per la distribuzione di energia elettrica sparsi sull’intero
Dal 2013, l’Amministrazione popolare di Polistena ha deciso che ogni società che rompe e scava le strade comunali, debba versare al comune oltre alla TOSAP una tassa nuova e pressochè sconosciuta alla gran parte degli amministratori locali, il cosiddetto canone patrimoniale non ricognitorio.
Istituito per legge, ai sensi del Codice della Strada, il canone costa a Polistena 8 euro al metro per i servizi sottostradali e le cabine. All’anno, Enel paga per ben 16,590 Km di rete, una somma che vale 130.000 Euro iscritta a bilancio comunale. E per i tempi di magra che affliggono gli enti locali non è poco. Ma prima di contare i soldi all’incasso, il Comune di Polistena ha dovuto faticare. Una prima sentenza della II sezione del Consiglio di Stato del 18 gennaio 2017 su un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato da ENEL, ha stabilito di principio che il canone fosse dovuto.
Poi la nuova resistenza in giudizio dell’ENEL alle procedure di riscossione legittimamente avv
Polistena, sia pure piccolo comune del Mezzogiorno, fa scuola all’Italia ed apre la strada ad una fiscalità innovativa su scala territoriale. Dalle politiche delle privatizzazioni da Maastricht in avanti, per la prima volta, giunge un segnale di discontinuità, piccolo ma importante.
Vincono finalmente i cittadini e le loro istituzioni rappresent
“Pecunia non olet. Sed Polistena vicit”.
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