Funerali di stato per Berlusconi
Di Michele Tripodi.
Dinanzi alla morte devono sempre prevalere i sentimenti di umana pietà. Silvio #Berlusconi ci ha lasciato non certo prematuramente all’età di 86 anni.
A questa età la causa della sua morte è dunque naturale, di vecchiaia. Come naturali, liberi, spontanei, sono tutti i commenti #social sulla dipartita del Cavaliere.
Naturale è infatti che un uomo pubblicamente esposto come lui abbia attratto verso di sè simpatie e antipatie. Oggi la morte rende più tenero e indifeso un personaggio che ha sicuramente scritto la storia dell’Italia, con luci e ombre a suo carico. Non è mai bello criticare chi non c’è più.
Ciò però che andrebbe spiegato a chi lo ha conosciuto poco, ai giovani, ai neo-maggiorenni ad esempio, è l’esagerata santificazione del momento a cui non si sottraggono alcune delle più autorevoli istituzioni italiane. A parte l’iscrizione a #tiktok avvenuta qualche mese prima delle elezioni politiche sarebbe utile spiegare alle nuove generazioni del perché di tutta questa pompa magna. Parossistico a tal proposito il #tweet della Presidente del Consiglio Giorgia #Meloni, la premier che sul piano politico trarrà forse la maggiore utilità dalla morte del #Cavaliere con il travaso dei voti da Forza Italia a #Fdl. Meloni sintetizza così: “A Dio, Silvio”. Non “addio” intendiamoci. Ma a Dio con tanto di lettera maiuscola.
La sacralità di #Dio Silvio è idealizzata, diventa trascendenza di Stato.
E così si dispiega il colore nero del #lutto nazionale oggi, giorno delle esequie (ma ieri pure ed avantieri anche!). Il #Senato ( giusto era senatore) e la #Camera proseguiranno il lutto per ulteriori 4 giorni per un totale di 7 consecutivi. Una settimana di stop dei lavori parlamentari. Ora, tutto è permesso in un #Paese come l’Italia che piange a catinelle i suoi miti scomparsi e dimentica troppo velocemente i fatti importanti, le stragi, il terrorismo, i rapporti stato-mafia. Non mi risulta che per Giulio #Andreotti, discusso personaggio che per statura politica non ha nulla da meno, anzi forse qualcosa di più, sia stato celebrato un solo giorno di lutto nazionale e nemmeno #funerali di Stato. Correttamente - aggiungo- perché non lo avrebbero consentito dinanzi alla pubblica opinione le sue travagliate vicende giudiziarie che lo accusavano di complicità con la mafia dalle quali comunque, giova ricordarlo, è uscito senza condanne e con qualche prescrizione.
Un po’ come Berlusconi, costretto da una condanna all’assegnazione ai servizi sociali e per questo espulso dalle istituzioni dello Stato per almeno una legislatura, verso il quale le onorificenze non sono un fatto dovuto, piuttosto sono un precedente che creerà non poche difficoltà a chi avrà il potere in futuro di decidere se listare a mezz’asta le bandiere tricolori della #Repubblica.
Personalmente, uno dei pochi ricordi positivi di Berlusconi è da Presidente del #Milan. La mia fede calcistica non mi tradisce nel giudizio.
Lo biasimavo senza mai politicamente legittimarlo anche quando, a differenza dei luoghi comuni sulla guerra in Ucraina, fino a qualche settimana fa era l’unico tra i politici “transatlantici” a ragionare bene, nonostante l’età avanzata, sulle responsabilità di #Zelensky nell’aggressione delle repubbliche del #Donbass.
Con la morte di Berlusconi si chiude un’epoca, quella del #berlusconismo che ha aggiustato gli #affari di famiglia del Cavaliere ed ha fatto le fortune di molti suoi antagonisti che hanno costruito le loro #carriere sul rivale.
Con lui finiranno i monologhi contro i comunisti (l’ultimo suo saluto da remoto al Congresso di Milano di FI è stata una ennesima requisitoria contro i #comunisti. Ma quali?) alcuni dei quali Berlusconi ad un certo punto arruolava, assolvendoli dai loro “peccati”, nella sua stessa Forza Italia dove ne scopriva le vocazioni liberali semplicemente mettendoli a libro paga delle sue aziende.
Ed infatti a Berlusconi va riconosciuto un ultimo merito, quello di essere riuscito a sopravvivere a lungo, perennemente eretto come l’americana #Statua della libertà o meglio l’adorata madunina del #Duomo di Milano, al crollo delle grandi ideologie del novecento, creando simulacri “tovarish“ ovunque anche dopo il crollo dell’Urss… fino all’ultimo giorno della sua vita.
Addio Presidente.
La morte fa parte della vita limitata dell’uomo è un “fenomeno umano”, l’immortalità è una qualità divina dinanzi alla quale nemmeno i #miti come Berlusconi si sono trovati pronti.
RIP in pace...
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