VENEZUELA: IL GOLPE DI JUAN GUAIDÓ E I LEGAMI CON LA CIA.
In attesa del riconoscimento del governo italiano, motivo di nuove tensioni all’interno della maggioranza Lega-M5S, i partner europei sono già schierati contro il presidente legittimo del Venezuela Nicolas Maduro.
Il presidente della Repubblica Mattarella rincara la dose, pur non avendo, secondo quanto stabilito dalla Costituzione, il potere di determinare la politica estera del paese che va decisa appunto dal Governo.
È risaputo che Maduro sia l’erede del "chavismo" e di una politica a sostegno della masse popolari, ma chi è invece Juan Guaidò? Sembra che l'autoproclamato provenga da una famiglia molto ricca, si sia laureato ingegnere all'università di Caracas, ma abbia conseguito un master in pubblica amministrazione presso la George Washington University (GWU).
A quanto pare la GWU è un’università molto briosa politicamente e sia ben collegata ai servizi segreti americani ed alla CIA, che spesso organizza presso la GWU conferenze programmatiche e seminari ufficiali.
C’è chi dice che Guaidò abbia in passato collaborato proprio quale agente segreto della CIA all'organizzazione del movimento Otpor!, la corrente studentesca che guidò l’opposizione nell'ex federazione jugoslava a Slobodan Milosevic. Congetture? False informazioni? A metà forse. Perché un dato è certo. Il governo più tempestivo a riconoscere Guaidò dopo la sua autoproclamazione è stato proprio quello USA. Un caso? Può darsi. Ma è ancora in voga il motto secondo cui: tre indizi fanno una prova.
Maduro si appella a Papa Francesco ed ai paesi panamericani che hanno bocciato a maggioranza la risoluzione contro il Venezuela ed indetto per il 7 febbraio una conferenza internazionale per la pace ed il dialogo proprio a Caracas.
Anche il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non delegittima Maduro grazie ai veti di Cina e Russia e l'intera comunità internazionale conta 143 paesi a sostegno del Presidente venezuelano.
É evidente che i numeri non tornano favorevoli nella crisi venezuelana all'imperialismo ed in questi casi l’unica “opzione” da evitare è proprio quella militare. Paradossale è vedere coloro che si appellano alla democrazia invocare la guerra, mentre chi è descritto come il dittatore da abbattere cioè Maduro, spingere per una soluzione diplomatica e pacifica.
La rivoluzione bolivariana, per ora, resiste
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