CON UNA BREXIT DA SINISTRA COME SAREBBE ANDATA A FINIRE?
Di Michele Tripodi. GOD SAVE THE BRITISH PEOPLE. “Dio salvi il popolo britannico”Leggere il tweet di Renzi su Corbyn fa davvero comprendere il perché della disgregazione delle forze che si ispirano alla sinistra nel nostro Paese. Secondo il Renzi pensiero, Corbyn avrebbe persole elezioni nel Regno Unito per aver portato avanti una politica di sinistra “radicale”.
Evidentemente Renzi ha già scordato che la distruzione della residua parola “sinistra” in Italia é attribuibile ai fallimenti del suo governo, marcatamente liberale in economia e proibizionista sui diritti. L’etichetta del suo esecutivo però, qualificato di sinistra solo per antonomasia, ha consentito all’esponente di “Italia viva”, di compiere nei panni di premier i peggiori crimini nei confronti dello stato sociale.
Dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, al jobs act, alla buona scuola, alla manomissione della Costituzione, ai decreti salvabanche, alle privatizzazioni multiple.
Il tutto condito dal manto misericordioso dell’austerity imposta dall’UE, alla quale l’Italia si é perfettamente allineata. Ed é qui che casca l’asino della sinistra cosiddetta “liberale”.
Non domandiamoci del “radicalismo” di Corbyn in chiave interna al Regno Unito. Chiediamoci se il programma elettorale presentato dal Labour Party avrebbe potuto, in caso di vittoria di Corbyn, trovare attuazione. La risposta nasce spontanea. Non del tutto.
Un manifesto politico che prevede importanti nazionalizzazioni, la patrimoniale per i ricchi, investimenti nella scuola e nella sanità, incentivi alla rivoluzione ambientale ed ecologica, una politica estera critica della Nato, é un programma incompatibile con l’agenda politica di questa Unione Europea e con i protocolli previsti dai Trattati.
L’UE, che si struttura sulle regole del più rigoroso liberismo e della finanza speculativa, non avrebbe mai potuto tollerare nel suo grembo una politica economica eccentrica e sbilanciata all’opposto sui temi dell’interventismo dello Stato in economia, dell’inclusione sociale, della pace e della solidarietà.
Corbyn è caduto sull’equivoco cannibalista della mantide religiosa che uccide il suo maschio durante e dopo l’accoppiamento. Un dramma shakespeariano dello “stare o non stare” dentro l’UE che ha condannato l’eccellente programma del Labour Party alla sconfitta.
Il manifesto Labour é apparso al popolo britannico disconnesso rispetto all’ossessione principale, “Brexit o Remain?”, posta al giudizio degli elettori.
Sarebbe stato interessante sapere come sarebbe andata la partita elettorale se Corbyn avesse avviato una BREXIT da sinistra.
La campagna elettorale, nella percezione delle persone comuni, é stata trasformata in un referendum sulla sola Brexit di Johnson che ha proposto un’uscita dalla UE in perfetto stile conservatore.
Purtroppo la semplificazione del popolo britannico che pure é già un popolo multietnico si è sorretta solo ed esclusivamente sull’unico sentimento di patriottismo e orgoglio nazionale in campo, quello di Johnson, che ha prevalso quasi istintivamente rispetto ad ogni altro tipo di ragionamento sui contenuti programmatici.
Ora però che il dilemma si é consumato, Corbyn potrà portare avanti meglio le sue proposte rivoluzionarie, libero di contestare, fuori dalla gabbia dell’UE e stroncando qualunque altra pretesa a rientrarvi, la boria conservatrice di Boris Johnson. Molto presto il popolo britannico sará ancora chiamato a dividersi tra vecchi e nuovi stereotipi nazionalisti, ad assumere un atteggiamento filoamericano, lo stesso che Corbyn potrà e dovrà contrastare con forza e intransigenza allenandosi con la gente comune e di mondo di cui il Regno Unito é forse la patria.
Dall’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, al jobs act, alla buona scuola, alla manomissione della Costituzione, ai decreti salvabanche, alle privatizzazioni multiple.
Il tutto condito dal manto misericordioso dell’austerity imposta dall’UE, alla quale l’Italia si é perfettamente allineata. Ed é qui che casca l’asino della sinistra cosiddetta “liberale”.
Non domandiamoci del “radicalismo” di Corbyn in chiave interna al Regno Unito. Chiediamoci se il programma elettorale presentato dal Labour Party avrebbe potuto, in caso di vittoria di Corbyn, trovare attuazione. La risposta nasce spontanea. Non del tutto.
Un manifesto politico che prevede importanti nazionalizzazioni, la patrimoniale per i ricchi, investimenti nella scuola e nella sanità, incentivi alla rivoluzione ambientale ed ecologica, una politica estera critica della Nato, é un programma incompatibile con l’agenda politica di questa Unione Europea e con i protocolli previsti dai Trattati.
L’UE, che si struttura sulle regole del più rigoroso liberismo e della finanza speculativa, non avrebbe mai potuto tollerare nel suo grembo una politica economica eccentrica e sbilanciata all’opposto sui temi dell’interventismo dello Stato in economia, dell’inclusione sociale, della pace e della solidarietà.
Corbyn è caduto sull’equivoco cannibalista della mantide religiosa che uccide il suo maschio durante e dopo l’accoppiamento. Un dramma shakespeariano dello “stare o non stare” dentro l’UE che ha condannato l’eccellente programma del Labour Party alla sconfitta.
Il manifesto Labour é apparso al popolo britannico disconnesso rispetto all’ossessione principale, “Brexit o Remain?”, posta al giudizio degli elettori.
Sarebbe stato interessante sapere come sarebbe andata la partita elettorale se Corbyn avesse avviato una BREXIT da sinistra.
La campagna elettorale, nella percezione delle persone comuni, é stata trasformata in un referendum sulla sola Brexit di Johnson che ha proposto un’uscita dalla UE in perfetto stile conservatore.
Purtroppo la semplificazione del popolo britannico che pure é già un popolo multietnico si è sorretta solo ed esclusivamente sull’unico sentimento di patriottismo e orgoglio nazionale in campo, quello di Johnson, che ha prevalso quasi istintivamente rispetto ad ogni altro tipo di ragionamento sui contenuti programmatici.
Ora però che il dilemma si é consumato, Corbyn potrà portare avanti meglio le sue proposte rivoluzionarie, libero di contestare, fuori dalla gabbia dell’UE e stroncando qualunque altra pretesa a rientrarvi, la boria conservatrice di Boris Johnson. Molto presto il popolo britannico sará ancora chiamato a dividersi tra vecchi e nuovi stereotipi nazionalisti, ad assumere un atteggiamento filoamericano, lo stesso che Corbyn potrà e dovrà contrastare con forza e intransigenza allenandosi con la gente comune e di mondo di cui il Regno Unito é forse la patria.
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