CALENDA TEDESCA
Una lista europeista oltre il Partito Democratico.
È questa la proposta che l’ex ministro Carlo Calenda rivolge al suo partito ed agli amministratori locali del Pd che scalpitano per trovare un posto da protagonisti.
Le prime adesioni sono proprio dei Sindaci Pd più noti a cominciare da Sala e Nardella, i quali nel tentativo di aggiustare un giocattolo rotto, hanno accolto la proposta a braccia aperte.
È questa la proposta che l’ex ministro Carlo Calenda rivolge al suo partito ed agli amministratori locali del Pd che scalpitano per trovare un posto da protagonisti.
Le prime adesioni sono proprio dei Sindaci Pd più noti a cominciare da Sala e Nardella, i quali nel tentativo di aggiustare un giocattolo rotto, hanno accolto la proposta a braccia aperte.
Ma da dove viene e dove vuole arrivare Calenda? L’ex ministro dello Sviluppo Economico del governo Renzi prima e di quello Gentiloni poi, ha un passato con ruoli di tutto rilievo nel parterre dei notabili. In Ferrari alla corte di Montezemolo, e sempre accanto a lui in Confindustria, prima ancora della sua scesa in politica con Scelta Civica di Monti, Carlo Calenda è un moderato prestato al Pd, deciso probabilmente ad oscurare in modo definitivo quella piccola anima di sinistra superstite all'interno del partito.
Ed effettivamente a nemmeno un anno dalla sua adesione, arriva la proposta di una lista europeista senza simbolo, “neutra” o quasi.
Già. Siamo molto lontani dall'idea di sinistra popolare che di tutto dovrebbe occuparsi tranne che di stabilizzare quell'Europa dei tecnocrati e delle banche tedesche, che Calenda, per la sua storia, intende rappresentare totalmente.
Una lista filoeuropeista in questa Europa, indisponibile a cambiare una sola virgola delle sue “convenzioni costituzionali” contenute nei trattati, é destinata ancora una volta a fallire. Tante teste nel Pd non sono cambiate. E ciò che prefigura Calenda é solo un rimescolamento dello stesso mazzo di carte in risposta agli ultimi fallimenti elettorali.
Naturalmente un progetto gattopardesco, che sa molto di vecchio, replicativo ed istituzionale. No. Non funziona. Come mai funzionerà l’asservimento di gran parte dello stato maggiore del Pd all'establishment finanziario europeo che governa gli stati-satellite dal suo centro gravitazionale.
Se ciò che resta dell’apparato mezzo sconquassato del Pd dovesse accettare una simile offerta, come sembra, consegnerebbe all'oblio e prima del tempo il suo destino ormai irreversibilmente segnato.
Ed effettivamente a nemmeno un anno dalla sua adesione, arriva la proposta di una lista europeista senza simbolo, “neutra” o quasi.
Già. Siamo molto lontani dall'idea di sinistra popolare che di tutto dovrebbe occuparsi tranne che di stabilizzare quell'Europa dei tecnocrati e delle banche tedesche, che Calenda, per la sua storia, intende rappresentare totalmente.
Una lista filoeuropeista in questa Europa, indisponibile a cambiare una sola virgola delle sue “convenzioni costituzionali” contenute nei trattati, é destinata ancora una volta a fallire. Tante teste nel Pd non sono cambiate. E ciò che prefigura Calenda é solo un rimescolamento dello stesso mazzo di carte in risposta agli ultimi fallimenti elettorali.
Naturalmente un progetto gattopardesco, che sa molto di vecchio, replicativo ed istituzionale. No. Non funziona. Come mai funzionerà l’asservimento di gran parte dello stato maggiore del Pd all'establishment finanziario europeo che governa gli stati-satellite dal suo centro gravitazionale.
Se ciò che resta dell’apparato mezzo sconquassato del Pd dovesse accettare una simile offerta, come sembra, consegnerebbe all'oblio e prima del tempo il suo destino ormai irreversibilmente segnato.
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