IL TERRORISMO È SENZA COLORE E VA CONDANNATO SEMPRE

Chi non ha provato soddisfazione alla cattura di Cesare Battisti?
Tutte le persone di buon senso che ricordano gli anni di piombo o li hanno studiati sui libri di storia non possono che aver assistito compiaciuti all’arresto di un terrorista in fuga. Certo. Di terroristi scappati, macchiatisi di delitti ben più gravi di quelli di Cesare Battisti ve ne sono un’infinità, sparpagliati in Italia e nel mondo, irreperibili, liberi o sotto copertura.
Gli anni sessanta e settanta nel nostro Paese passarono alla storia come i più infarciti della stagione della tensione, nella quale la loggia P2 preparava sotto traccia con autorevoli pezzi corrotti dello stato un eventuale golpe qualora i comunisti fossero andati al governo. Le stragi di quel tempo, per lo più impunite, furono un ottimo depistaggio per tenere alto il livello dello scontro e della demonizzazione delle forze progressiste in crescita.
Piazza Fontana, Gioia Tauro, l'Italicus, Brescia, Bologna sono solo tappe di sangue del disegno stragista, di matrice neofascista, dritto a colpire i gangli delle istituzioni e della politica non complottiste.
Eppure, a molto tempo di distanza, troppi silenzi, pochi colpevoli, molte incriminazioni e tantissime impunità che non hanno dato giustizia alle vittime del terrorismo.
Oggi Cesare Battisti è uno spento trofeo del governo italiano, sventolato in nome di quello scontro ideologico di cui troppo frettolosamente lo stesso governo nega l’esistenza. Tuttavia la spettacolarizzazione del cimelio Cesare Battisti, ne è chiara espressione. 
Due considerazioni a questo punto. 
Primo. E’ stato facile catturare Battisti, in fuga dal Brasile. Immaginiamo una persona che vive libera da molti anni, attempata, senza più la rete di protezione di una volta. Non gli resta che scappare e trovare il primo riparo possibile, in tal caso la Bolivia, dove il governo social-comunista del presidente Evo Morales ha giustamente consegnato il terrorista, forse non avendo voluto o avuto nemmeno il tempo di esaminare il caso.
Secondo. Battisti è poi trasferito in Italia col primo volo utile senza particolari protocolli e senza un minimo di garanzie e di ostacoli amministrativi frapposti al suo ritorno, senza soprattutto un legale al seguito che potesse interferire in qualche modo.
Il gioco è stato troppo facile, per questo, la propaganda di Governo sul caso é spanata, al di là delle esagerazioni di Salvini addirittura il ministro della Giustizia Bonafede cura un video autoprodotto per lasciare traccia dell’estradizione e del rimpatrio.
Sarà bello assistere allo stesso film del governo quando sarà catturato ogni mafioso inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi.
Come un vecchio cinghiale in attesa di spegnersi, scuoiato da cacciatori che saranno costretti a buttarne le carni, Battisti é un terrorista che ha sbagliato e merita il carcere ma che oggi è un uomo vecchio, solo e forse pure pentito.
Posted: 15 Gen 19 By: Category: Blog Letto 1560 volte

Redazione

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