BERLINGUER, IL SANGUE ROSSO, LA REPUBBLICA
Di Michele Tripodi. L’11 giugno del 1984 morì Enrico Berlinguer. Una vita spesa per la politica. Una storia comunista. In linea con le proprie passioni giovanili, l’ultimo segretario gigante del P.C.I. non fece mai mistero della sua coerenza, virtù oggi pressoché sconosciuta ai tanti aspiranti apologeti del suo nobile pensiero. Berlinguer fu un politico “nobile” col sangue rosso che scorreva nelle vene. Mi piace pensare cosa avrebbe detto il PCI di allora sulla scesa in politica di un nobile (col sangue blu) decaduto per Costituzione ma curiosamente riabilitato alle sue funzioni di cittadino italiano. Emanuele Filiberto, l’erede della tramontata dinastia reale dei Savoia, lo ha annunciato in un video in mezzo alle commemorazioni della Festa della Repubblica ed all’anniversario della morte di Berlinguer.
Chi erano i Savoia? Erano i reali che consentirono i crimini del fascismo in Italia.
Fino al 2 giugno 1946 l’Italia era uno stato monarchico.
Per le loro responsabilità e connivenze con Mussolini, subito dopo il referendum che vide trionfare la Repubblica, l’Assemblea Costituente decise di mandare i Savoia in esilio vietando loro il rientro in Italia, con la scrittura di una specifica disposizione transitoria in Costituzione.
Poi, la storia cambia. Fra il 2002 e il 2003 la maggioranza di #centrodestra con Berlusconi e la #Lega al #governo, ma con l’appoggio colpevole di parte della sinistra istituzionale rappresentata proprio da coloro i quali per molto tempo dopo avrebbero inneggiato a Berlinguer (allora Democratici di Sinistra), abroga con una legge costituzionale tale divieto consentendo agli aspiranti eredi della stirpe reale di rientrare in Italia e ottenere i diritti di elettorato attivo e passivo. In particolare l'articolo 1 della legge costituzionale 23 ottobre 2002, ha stabilito che "I commi primo e secondo della XIII disposizione transitoria e finale della Costituzione esauriscono i loro effetti a decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale" (ovvero abrogando le seguenti disposizioni: 1. I membri e i discendenti di casa Savoia non sono elettori e non possono ricoprire uffici pubblici e cariche elettive. 2. Agli ex re di casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi sono vietati l'ingresso e il soggiorno nel territorio nazionale.
Questa la breve e poco "nobile" storia recente della casa Savoia riabilitata e pronta a rientrare nei giochi, annunciata a pochi giorni dalla festa del 2 giugno. Proprio il 2 giungo scorso in tanti si sono affannati sui social a celebrare la vittoria della Repubblica spesso accompagnandola allo slogan (improprio per la circostanza) PRIMA GLI ITALIANI con tanto di vessilli tricolore al seguito.
Emanuele Filiberto ha infatti detto che si impegnerà in politica "per il bene del Paese". Ora mi chiedo. I tifosi neo repubblicani troveranno (noi la abbiamo) la stessa "verve social" con la quale hanno osannato la Repubblica ad indignarsi per una simile notizia?
Molto spesso nostro malgrado, i cicli della storia passano ma non insegnano nulla.
Dopo la prima rivoluzione francese, ad esempio, che azzerò gli Stati Generali proclamando la fine della monarchia. Il Re ritornò sul trono di Francia più volte.
E la storia della stessa repubblica francese faticò ad affermarsi tanto da conoscere più versione della stessa più volte modificata (dalla prima alla quinta Repubblica).
Insomma non è stato un affare far rimpatriare i Savoia. Ed oggi 11 giungo, oltre a ricordare Berlinguer a 36 anni dalla sua morte, dovremmo meglio comprendere il senso di ogni italiano che ha versato il suo sangue "rosso" per avere un'Italia senza re e vedere trionfare la Repubblica.
Ultimi da Redazione
Redazione
SEGUI I NOSTRI ARTICOLI!