IL REVISIONISMO AL SUO APICE. L’EUROPA E LA MEMORIA ARTIFICIOSA
Di Nicolò Monti. Fa ancora venire i brividi vedere la foto di quella conferenza di Monaco del 1938, dove Regno Unito e Francia misero nero su bianco il loro assenso alla annessione di Austria e della Cecoslovacchia da parte della Germania di Hitler.
Oggi, dopo il voto a stragrande maggioranza del parlamento europeo alla risoluzione che equipara inequivocabilmente nazismo e comunismo (fornendo di quest’ultimo un’immagine anche più negativa del Terzo Reich), viene da chiedersi come abbiano votato i deputati di quelle nazioni gentilmente regalate ad Hitler per spingerlo ad iniziare il conflitto ad est, contro l’odiato Bolscevismo. Un voto favorevole implicitamente riconoscerebbe la bontà e la condivisione unanime di quella conferenza del 1938 che, a quanto pare, sta venendo sempre di più dimenticata o, per meglio dire, addolcita nei suoi contenuti.
Non sorprenderebbe quindi di un voto favorevole a riconoscere come giusta la propria annessione ad un altro paese e non sorprenderebbe se a seguito di risoluzioni di questo genere si passasse alla cancellazione (o riscrittura) dei libri di storia al riguardo dell’intero periodo che va dal 1933 al 22 Agosto 1939.
Il testo della risoluzione, che farebbe impallidire il senatore Joseph McCarthy in persona, è il più grande atto di revisionismo storico che sia mai stato concepito. Non solo equipara nazismo e comunismo, mettendoli sullo stesso identico piano, sia ideologico che storico, ma si prodiga nel fornire al mondo una nuova data di inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Difatti si fa riferimento non al primo Settembre 1939, data dell’invasione della Polonia, ma al 23 Agosto dello stesso anno, quando Germania e Unione Sovietica firmarono il Patto Molotov – Ribbentrop. A detta del parlamento europeo quel patto fu una alleanza per la spartizione del mondo e, unendo in un’unica entità i due paesi e i rispettivi leader, accomunati dalla sete di sangue e dalla volontà di conquistare il mondo, declina come verità assoluta che nazismo e comunismo siano nei fatti la stessa cosa, con l’Europa liberale vittima da soggiogare.
La storia, quella vera e implacabile, racconta al contrario di una Gran Bretagna e di una Francia che rifiutarono il patto con Stalin, nonché di una obbligata e doverosa contromossa per preparare il paese ad una guerra di annientamento, non di semplice invasione, che l’URSS avrebbe combattuto da sola, con l’occidente fermo e ansioso di vedere la croce uncinata sventolare dal Cremlino. Evidentemente, per la democratica e liberale Unione Europea, la verità è solo un impedimento scomodo verso la totale revisione della storia contemporanea e moderna.
Scorrendo i punti della mozione si trovano parole e prese di posizione ben peggiori di quella appena descritta. L‘Unione si prodiga per far sì che nei paesi membri si condannino tutte le manifestazioni pubbliche delle due ideologie, facendo altresì riferimento al fatto che in molti degli stati il comunismo è messo al bando e con esso i suoi simboli. Un osservatore attento nota che il nazismo in questa risoluzione è coprotagonista obbligato ed il comunismo il vero imputato messo alla sbarra. Altrimenti non avrebbero la stessa forza gli appelli a cancellare da ogni strada, da ogni città e da ogni piazza qualsiasi riferimento, simbolo o monumento in quanto la totalità delle opere in questione sono manifestazione delle vittorie dell’Armata Rossa, e con essa del comunismo, nel conflitto mondiale.
Il nazismo è citato solo in passaggi obbligati, dove sarebbe troppo evidente la sua mancanza, come per i punti riguardanti l’Olocausto o dell’invasione della Polonia, anche se una ulteriore revisione su questi due fatti accenna a farsi strada. Non ci sarebbe sorpresa nel leggere un giorno nel prossimo futuro che la Shoah fu in realtà opera dei sovietici, data la china che si sta raggiungendo. È quasi onnipresente la continua citazione delle Repubbliche Baltiche e della “spartizione” della Polonia come vittime principalmente dell’espansionismo sovietico e non del nazismo, senza citare in nemmeno un rigo gli atti che i governi di queste nazioni intrapresero contro l’URSS in quegli anni, alleati senza remore con Hitler in chiave antibolscevica e pronti a partecipare ad una ipotetica invasione. Tutto ciò è pienamente documentato negli atti desecretati negli archivi dei servizi segreti europei, ma sono senza dubbio d’intralcio allo scopo della risoluzione e di conseguenza non hanno lettori.
Nei punti finali si declama con vigore il successo delle politiche comunitarie in quei paesi liberati dal giogo sovietico, auspicando che altri paesi facciano lo stesso in futuro. Forse questo è il punto più veritiero dell’intero testo. Dal punto di vista del capitalismo europeo i 30 anni di liberismo, sponsorizzato come “capitalismo dal volto umano”, sono stati un successo clamoroso che hanno portato profitti immensi e l’annichilimento di tutti i diritti, le sicurezze sociali e l’identità di quei popoli. Nessun altro paese al mondo ha conosciuto una terapia shock tale da triplicare i poveri, deindustrializzare intere regioni e provocare una emigrazione biblica da Est ad Ovest che continua ancora oggi. È il mercato, bellezza.
Non accontentandosi di riscrivere la storia a piacimento, nella risoluzione si invita “amichevolmente” la Russia stessa ad abbracciare questa versione nuova della storia, chiedendo una pubblica ammissione di tutto ciò che è stato descritto e a “fare i conti con il passato”, come a dire: cari russi, ammettete di essere uguali ai nazisti.
Un affronto miserrimo alla memoria di 27.000.000 di cittadini sovietici che hanno dato la propria vita per vincere la guerra contro il Reich e liberare l’intera Europa dall’incubo nero del nazifascismo si è consumato all’interno del parlamento europeo. Senza alcun pudore o vergogna ci si è spinti a valicare ogni limite della decenza equiparando chi ha pianificato lo sterminio di milioni di persone, colpevoli solo di esistere, con chi quei piani li ha definitivamente annientati.
Non è solo revisionismo, ma una precisa linea politica che prende ogni giorno più forza e vigore. L’obbiettivo è un vero attacco alla democrazia e alla libertà politica, un invito esplicito e sollecitato a mettere al bando l’ideale comunista e i partiti che in tutta Europa lo rappresentano. Per farlo utilizzano ipocritamente il pericolo fascista e populista, così vicino e potente che nella sola Italia è bastato un cambio di maggioranza per allontanarlo, senza nemmeno andare in montagna.
La grande differenza, la più importante e definitiva, tra il comunismo ed il fascismo è che il secondo è stato da sempre una costola del sistema capitalista, usato senza remore negli anni 20 e 30 contro l’URSS e pronto ad essere tirato fuori quando l’occasione lo ritenesse opportuno. Un braccio armato al servizio del profitto, prodotto del sistema e controllato da esso. Al contrario il comunismo è sempre stato e sempre sarà l’unica alternativa, l’unico nemico che minaccia lo stato di cose presenti e per questo da eliminare con ogni mezzo, morale od immorale che sia.
Oggi i comunisti europei entrano in una nuova fase politica dove lo spettro della messa al bando e della clandestinità aleggia con sempre più insistenza, alimentato da un anticomunismo più isterico e spietato. Di fronte a ciò l’unità diventa perno fondante della resistenza, consapevoli che la sola esistenza nostra e dell’ideale che portiamo avanti e rappresentiamo terrorizza ed impaurisce il capitale e quando la paura diventa preponderante ogni atto diventa possibile.
Concludendo, tutti i partiti italiani presenti a Strasburgo (ad eccezione del M5S che si è astenuto) hanno votato a favore del testo. Compreso il PD, compreso Giuliano Pisapia, per due anni parlamentare di Rifondazione Comunista. Il partito che si definisce di “sinistra”, per tanti ancora erede del PCI, ha dato il suo voto favorevole e unanime a lasciar considerare grandi uomini della storia, non solo del comunismo ma dell’Italia stessa, alla stregua dei peggiori nazisti, compreso Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente e firmatario assieme a De Gasperi e De Nicola della Costituzione italiana.
Siamo tutti nazisti, così ha decretato l’Europa. Ma la storia, grande ed instancabile insegnante ma senza abbastanza scolari, presenta sempre il suo conto e lo farà anche stavolta.
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