UN GIORNO DA PECORA? NO, DA PASTORE SARDO

Il fascino della divisa indossata a più riprese dal Ministro Salvini non sempre fa colpo, non ha ipnotizzato i pastori sardi imbestialiti ed impoveriti da anni di politiche economiche che hanno svalutato la loro produzione. Nemmeno la “bestia” ha funzionato a dovere.

Questa volta il sistema informativo brevettato dalla Lega che carpisce preventivamente gli umori e i comportamenti delle persone, non ha saputo intercettare prima del tempo le reali volontà dei pastori sardi. E così è stata rispedita al mittente l’offerta indecente del Ministro Salvini di aumentare di 10 centesimi il prezzo del latte e ritirare dal commercio 67mila quintali di pecorino romano, al fine di riequilibrare il dislivello tra domanda e offerta sul mercato del formaggio.

Il rimedio del Ministro, il quale si era sbilanciato, annunciando la soluzione del problema in meno di 48 ore non ha spento gli animi dei produttori di latte, i quali con gli attuali 60 centesimi/litro non ce la fanno più a coprire i costi reali.
Neanche 70 centesimi bastano ai pastori che, stando a quanto riferito da Salvini, dovrebbero attendere almeno altri tre mesi prima di raggiungere l’auspicato traguardo di 1 Euro per ogni litro di latte. A corredo della vignetta che vede Salvini indossare i panni del pastore con il bastone in mano, l’AGCM, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, sembra abbia aperto un procedimento per abuso di posizione dominante nei confronti del Consorzio del pecorino romano. Il consorzio formato da 32 imprese che avrebbe dovuto non solo tutelare il marchio ma pure la filiera produttiva, compresi i produttori di latte, è accusato di aver imposto prezzi troppo bassi ai pastori, ormai alle strette. Il provvedimento è tardivo e potrebbe non risolvere alcun problema visto che il più delle volte procedimenti analoghi si concludono con richiami, sanzioni e multe, inefficaci a poter incidere sulla realtà.


La storia dei pastori e del latte sottopagato risale al 2003, a quando cioè 5.000 persone manifestarono davanti al Consiglio Regionale di Cagliari. La protesta si spostò di lì a poco fuori dalla Sardegna raggiungendo in più occasioni Roma e pure la borsa di Milano finchè nel 2014 il pecorino romano sarebbe salito di quotazione portando benefici all'intera filiera produttiva.
Ma dopo quel boom temporaneo ecco che il prezzo del latte litro si dimezza passando dal picco di € 1,25 a € 0,60 di oggi. I pastori sono di nuovo in ginocchio e lo devono alle ferree leggi del mercato classico, liberista, che non è stato mai sconfessato dall’attuale Governo e quelli precedenti in linea con le sue regole.

Respingere il “pacco” della proposta di Salvini è pertanto un dovere dei pastori e di ogni persona di buon senso che crede ancora nel frutto del lavoro, motivo per continuare a lottare evitando ulteriori mortificazioni della propria dignità e dei propri sacrifici.

Posted: 15 Feb 19 By: Category: Blog Letto 3010 volte

Redazione

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