Meloni l'africana
Di Michele Tripodi.
In questi giorni la prima pagina è per la premier Meloni reduce dalla visita in Etiopia. Una vecchia storia quella che conduce l’Italia al Corno d’Africa ed ai paesi che ne fanno parte.
In epoca neocoloniale l’Italia cercò di sottomettere le popolazioni abissine.
Trionfanti fino ad un certo punto perché l’Italia patì anche le sue sconfitte militari per mano degli etiopi come quella a seguito delle controversie sorte dopo la firma del trattato di Uccialli, il trattato più fraudolento della storia del diritto internazionale che avrebbe dovuto, a parere degli italiani, dichiarare l’Etiopia uno stato vassallo. Così non fu o perlomeno lo fu solo in parte negli anni a seguire dopo la conquista di Addis Abeba nel 1936 per opera del regime fascista di Mussolini.
È solo un abile gioco cacofonico che condurrà molto presto alle verità della storia, del passato e del futuro. Già… perché Meloni in veste africana è come costruirsi un alibi di ferro per ciò che il suo Governo vorrà fare dopo, ovvero respingere alle frontiere più migranti possibili.
Non è un caso infatti che in coincidenza con la visita di Meloni in Etiopia si parli insistentemente di fine del regime di “protezione speciale” dei migranti stupidamente svelato dai vassalli della Lega e del mister/ministro Salvini.
Come se chi fugge dai teatri di guerra e di miseria globale non abbia bisogno di protezione “speciale”.
Beh… c’è da dire che l’ologramma di Meloni in Africa, coincide esattamente con la sua vera e materiale natura che, al di là dei molteplici tentativi di mascherarla o ripulirla, rimane tal quale.
La diplomazia militare di Scipione l’Africano le farebbe un baffo.
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