NASCE A ROMA IL COMITATO POPOLARE PER LA TUTELA DEI BENI COMUNI “STEFANO RODOTA’”
Si è svolta sabato 19 gennaio a Roma la prima assemblea nazionale del Comitato popolare di difesa dei beni comuni, sociali e sovrani che porta il nome di “Stefano Rodotà”, parlamentare e giurista scomparso di recente.
Il Comitato si propone di tutelare quei beni comuni che permettono l’esercizio dei diritti fondamentali della Costituzione nonché il libero sviluppo della persona.
Tra i fondatori, i professori Alberto Lucarelli e Ugo Mattei, da anni impegnati nel mondo dell’associazionismo e noti per le campagne a difesa ed in attuazione dei principi della Costituzione.
Da parlamentare, il compianto Stefano Rodotà aveva già avviato un lavoro sui beni comuni attraverso la Commissione da lui presieduta che abbozzò una proposta di legge per la modifica e l’introduzione di nuove norme del codice civile.
La nascita del Comitato è strettamente connessa ad i suoi scopi fondativi, tra cui la tutela dei beni ad uso collettivo come le acque, le risorse naturali, i parchi, le aree archeologiche, i beni culturali, il paesaggio, l’aria e tutti quei beni immateriali di inestimabile valore umano, sociale e civile.
Nemmeno i referendum del 2011 sono bastati a far valere il primato pubblico di un bene prezioso per la vita come l’acqua che è sempre più frequentemente bersagliato dai disegni di privatizzazione nel tentativo di subordinarlo a logiche economiche ed al profitto delle multinazionali.
Oltre alla gestione del ciclo idrico oggi molti servizi pubblici essenziali, in attuazione delle Direttive Europee degli ultimi anni, rischiano di essere equiparati a servizi economici, in barba alle superiori esigenze di fruibilità che alcuni servizi per le loro caratteristiche di uso comune richiedono.
Sarebbe importante rilanciare sotto il profilo giuridico e politico la proposta Rodotà, cercando di sensibilizzare in qualunque forma la partecipazione dei cittadini su tali argomenti che necessitano di un coinvolgimento ampio della popolazione, la prima ad essere colpita dalla privatizzazione dei beni comuni.
Tra i fondatori, i professori Alberto Lucarelli e Ugo Mattei, da anni impegnati nel mondo dell’associazionismo e noti per le campagne a difesa ed in attuazione dei principi della Costituzione.
Da parlamentare, il compianto Stefano Rodotà aveva già avviato un lavoro sui beni comuni attraverso la Commissione da lui presieduta che abbozzò una proposta di legge per la modifica e l’introduzione di nuove norme del codice civile.
La nascita del Comitato è strettamente connessa ad i suoi scopi fondativi, tra cui la tutela dei beni ad uso collettivo come le acque, le risorse naturali, i parchi, le aree archeologiche, i beni culturali, il paesaggio, l’aria e tutti quei beni immateriali di inestimabile valore umano, sociale e civile.
Nemmeno i referendum del 2011 sono bastati a far valere il primato pubblico di un bene prezioso per la vita come l’acqua che è sempre più frequentemente bersagliato dai disegni di privatizzazione nel tentativo di subordinarlo a logiche economiche ed al profitto delle multinazionali.
Oltre alla gestione del ciclo idrico oggi molti servizi pubblici essenziali, in attuazione delle Direttive Europee degli ultimi anni, rischiano di essere equiparati a servizi economici, in barba alle superiori esigenze di fruibilità che alcuni servizi per le loro caratteristiche di uso comune richiedono.
Sarebbe importante rilanciare sotto il profilo giuridico e politico la proposta Rodotà, cercando di sensibilizzare in qualunque forma la partecipazione dei cittadini su tali argomenti che necessitano di un coinvolgimento ampio della popolazione, la prima ad essere colpita dalla privatizzazione dei beni comuni.
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