LA SCATOLETTA, IL TAPPO, LA CONVENTIO “AD INCLUDENDUM”. Verso il governo salva-Salvini

Di Michele Tripodi. Mattarella si é presentato dinanzi ai giornalisti, col volto scurito e stizzito, dando l’ultimatum a quelle forze politiche numericamente in grado di poter formare un nuovo Governo.
Stando alle sue parole più di un partito nelle consultazioni ha riferito della propria disponibilità a formare una nuova maggioranza. Una cosa é intuitiva poiché la legge dei numeri é tale, il M5stelle sarà ancora protagonista di qualunque altro nuovo governo che andrebbe a formarsi.

Spiace che ancora una volta il Partito Democratico avvelenato da una discussione interna perda di lucidità. Prima di ferragosto Zingaretti aveva invocato le elezioni.
Effettivamente cosa l’elettorato potrebbe rimproverare al Pd di oggi se non ha governato? Nulla.
Lo schema nuovo e interessante sarebbe stato quello di preparare un largo fronte popolare e antifascista per contrastare alle elezioni una coalizione di centrodestra davvero pericolosa per il Paese capitanata però da un Salvini scoppiato, in forte calo nei sondaggi.
Ed invece lo schema é vecchio, a poche ore dall’ufficializzazione della crisi sembra prevalere l’ipotesi di un nuovo governo che ignora ancora una volta l’esito “neutro” delle consultazioni del 4 marzo 2018. Non scordiamoci mai che nessuna coalizione é riuscita a prevalere a causa di una legge elettorale il Rosatellum davvero pasticciata ed inconcludente per formare maggioranze parlamentari stabili.
Il M5stelle in caso di formazione di un governo col Pd, si rivelerebbe la forza politica che pur partendo da posizioni iniziali antisistema (abbiamo tutti ancora impressa la celebre parabola di Grillo quando asseriva che avrebbero aperto il parlamento come una scatoletta di tonno) ne rappresenta lo “stabilizzante” del sistema stesso. Il M5S é l’unica forza che sarebbe disponibile ad allearsi con tutti pur di non mollare le poltrone dei suoi poco avveduti parlamentari ben più gioiosi di continuare a portarsi un bello stipendio a casa che sottoporsi al giudizio del popolo italiano. 
Il M5stelle è dunque il vero tappo ermetico del sistema che controbilancia ogni spinta al cambiamento proveniente dalla società, sia da destra che da sinistra.
Mentre il PCI un tempo era relegato all’opposizione dalla “conventio ad excludendum” proprio per la sua reale storia e funzione, a dire di chi governava, destabilizzante, ironia della sorte vuole oggi il M5stelle proiettato contro la casta nelle campagne elettorali, ma stabilmente collocato in posizioni di governo dopo il voto, in una sorta di conventio al contrario “ad includendum”. Non a caso la Lega, ancora oggi, non é fuori dalla partita e il corteggiamento al M5s non é finito.

Con tale schema mai potrebbe verificarsi un mutamento reale delle classi dirigenti, una revisione delle scelte geopolitiche su scala nazionale, europea ed internazionale, e soprattuto un miglioramento delle condizioni economico-sociali del popolo italiano, poiché tutti i partiti e movimenti che spingono in tal senso vengono risucchiati da una finzione costituzionale oggi perfettamente interpretata dal ruolo del partito grillino quale apparente calamita degli antisistema.
Con l’ipotesi del taglio del numero dei parlamentari, inoltre, il rischio é quello di allungare in modo irreversibile la distanza con i cittadini, portando ad una situazione di delegittimazione della rappresentanza e delle istituzioni democratiche, già in atto grazie all’uso invalso di esternazioni da prendere sul serio come “il parlamento non serve più” secondo Casaleggio jr. oltre che dai comportamenti dei leghisti che snobbano le istituzioni preferendo circolare in costume sulle spiagge.
Tale situazione richiama a cento anni fa, al 1919 a quando cioè il parlamento liberale distante dalle richieste del paese reale, non funzionava più perché divenuto l’albergo di una classe dirigente stantia e distante dalla gente, accomodata per volontà del re nel senato non elettivo di nomina regia. Allora fu molto facile delegittimare quel Parlamento e favorire l’avanzata nella società italiana del fascismo che qualche anno dopo arrivò al potere con consensi straordinariamente superiori a quelli che oggi potrebbe ottenere alle elezioni un Salvini indebolito dai suoi stessi errori.
E allora, che fare?
Affrontare la fase con coraggio e lucidità politica. Evitare governicchi e ricostruire la sinistra unita che parla al paese dialogando con i cittadini e risolvendo i loro problemi.
Se la strada sarà invece quella di accordarsi con chi ha fatto salire in cattedra il Ministro dell’Interno, con chi delegittima per vocazione ruoli e istituzioni, fra qualche anno celebreremo il funerale della democrazia.
Ad esempio, anche se si votasse subito con questa legge elettorale, la destra non avrebbe i numeri per cambiare la Costituzione e trasformare il Paese in un regime.
Non ci é riuscito Berlusconi, non ci riuscirebbe il Salvini di ora. La Costituzione prevede meccanismi di autoconservazione così forti da poter sopravvivere in scenari politici ben peggiori di quello in atto. 
Pertanto non ci lusingano le scelte rinunciatarie di chi a sinistra invoca stancamente un governo a tutti costi, per salvare cosa poi, la poltrona degli artefici dell’ascesa di Salvini?
Vanno convinte le persone confuse e raggirate da un certo tipo di politica, che fa del razzismo e dell’intolleranza slogan tanto immediati quanto poveri di animo e di contenuti, che i problemi del popolo italiano sono altri.
Votare e farlo presto, allearsi con la gente e farlo prima che presto. 
Solo questa é la via vincente per la sinistra che, baipassando i palazzi e gli inciuci di potere, può aspirare a riprendersi il consenso di strada e le simpatie della gente.

 

Posted: 24 Ago 19 By: Category: Blog Letto 2733 volte

Redazione

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